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Uno degli interventi/obiettivi della terapia cognitivo comportamentale di terza generazione si chiama defusione, detta anche de-letteralizzazione. Il termine ha in inglese un doppio significato: "disinnesco" e "separazione".
Purtroppo è impossibile rendere in italiano lo stesso effetto senza fornire qualche spiegazione, in quanto il termine "defusione" ne evoca solo uno.
Che relazione c'è dunque tra la separazione, disinnesco e de-letteralizzazione?
Un elemento comune di tutti i tipi di sofferenza emotiva è la fusione con la realtà virtuale creata dalla propria mente. È un po' come guardare il mondo con gli occhi delle distorsioni, esagerazioni, generalizzazioni e accostamenti arbitrari della mente senza rendersene conto. In altri termini è come se i propri pensieri fossero presi alla lettera.
La defusione consiste nel riconoscere la propria attività mentale come tale e nel differenziarsene, come per dire "io non sono la mia mente".
Questo passaggio segna anche il disinnescodalle "micce" che generano la sofferenza sintomatica. In altri termini ciò che attiva i sintomi viene separato dal suo significato e i sintomi perdono la loro carica di ineluttabilità, e, in un certo senso, non hanno più ragione di esistere. Ad esempio, se le gallerie attivano pensieri di paura, e i pensieri di paura sono interpretati alla lettera compaiono i sintomi di panico o di evitamento, la deletteralizzazione dei pensieri di paura non consiste nella scomparsa della paura, ma consente alla persona di non esserne preda inerme e inconsapevole, e determina il disinnesco dei processi sintomatici di panico o di evitamento.
In altri termini, la defusione non fa scomparire il dolore, la tristezza, il lutto, la paura. Noi umani non possiamo evitare di provare queste emozioni.
Ma scompaiono i sintomi intesi come amplificazione problematica e sintomatica.
In pratica la defusione si ottiene apprendendo a distinguere il piano percettivo/sensoriale/corporeo dalle interpretazioni mentali di tali sensazioni.
Ad esempio, chi soffre di Disturbo di Panico tende ad essere fuso con il significato delle sensazioni di ansia (modalità semantica) nel senso che prende alla lettera l'interpretazione di quelle sensazioni come prodromi di una catastrofe (paura di avere un malore, di impazzire, di perdere il controllo, etc.).
Un utile esercizio per comprendere il significato della defusione consiste nel ripetere numerose volte una parola, ad esempio la parola "latte", finché non perda il suo significato e se ne percepisca il suono emesso in quanto tale, allo stesso modo in cui ascoltiamo un dialogo in una lingua completamente sconosciuta. Nel preciso momento in cui la parola perde anche solo per un istante il suo significato, l'abbiamo "defusa". Allo stesso modo è possibile percepire delle sensazioni in quanto tali, liberandole dal loro significato catastrofico.
Anche se il fenomeno della defusione dura un solo istante, l'apprendimento che ne deriva è illuminante e liberatorio.